La storia di Erminio Scapin, “el formaiar”/il formaggiaio, prosegue nella seconda generazione.

Ciclista e poi pilota di motociclette, Erminio ci traghetta attraverso anni difficili nella Villafranca di tanti anni addietro sino al benessere alla prosperità: la sua è una storia di sogni, scelte, intraprendenza e decisioni.

 

1936: nasce a Villafranca Erminio Scappini.

Il periodo storico è il peggiore a ridosso della Seconda guerra mondiale, Erminio è piccolo ed è costretto ad imparare in fretta l’arte dell’arrangiarsi. In tempo di guerra con le sorelle Carla e Iones, di giorno macina i semi delle piante di ricino per ottenerne l’olio e fare il sapone. Di notte, invece, la passa con la famiglia blindata in casa lavorando in segreto per ridurre in polvere i pezzi di saccarina, introvabile e proibito surrogato dello zucchero che prima è pesato, poi imbustato e venduto di contrabbando in “dosi” dal Padre Angelo.

Erminio frequenta le elementari a Villafranca. Va a scuola e seppur così piccolo lavora in una fonderia insieme al suo migliore amico, spesso nel periodo estivo, ma anche ogni volta che è necessario portare un po’ di soldi a casa, saltando la scuola.

Ai tempi, c’è poco da mangiare a casa per le famiglie numerose: nei pomeriggi più difficili, quando i morsi della fame diventano impossibili da ignorare. Erminio ricorda ancora con vergogna di avere rubato a qualche contadino – rischiando di farsi impallinare col sale – la frutta dagli alberi o le angurie dalla “molonara”.

Era piccolo e veloce e quasi sempre riusciva a farla franca.

Ottiene la licenza elementare e suo papà lo mette subito su una bicicletta e lo porta con sé a vendere burro e formaggio per le corti: il modo più diretto per imparare l’arte del “formaiar”/del formaggiaio.

La vita dell’ambulante è dura: bello o brutto tempo che sia, acqua o neve su strade impervie, giro completo sette giorni su sette di paesi, corti e contrade.

Ben presto Erminio impara e fa le consegne da solo il venerdì a Verona, ma con la bici da corsa e “truccato” da semplice ciclista con il formaggio nascosto nello zaino in spalla, per evitare di pagare il dazio, tassa giornaliera per poter vendere in città (mentre in provincia per il commercio ambulante si paga una volta l’anno).

Anni ‘50: il fratello di Erminio, Amedeo, dopo un primo lavoro in fonderia come elettricista, entra nell’attività di famiglia di ambulante di formaggio, ma viene chiamato alle armi. Erminio prosegue con i “giri” del fratello e  adopera la sua moto, una Idroflex 60 cc.

Tornato Amedeo dalla “Naja”, anche ad Erminio servirebbe una nuova moto e si innamora di una Morini 175 cc. Per la moto, suo padre gli presta centomila lire, ma non bastano e gliene occorrono altri cinquantamila.

Questo piccolo debito, lo fa con il meccanico-benzinaio che gli vende la Morini: è sua.

Con il meccanico, Erminio condivide anche la passione per le corse. I due si sfidano in accelerate e spettacolari cadute, intorno al Castello di Villafranca. Erminio è così bravo che gli viene proposto di fare il pilota. Suo padre non è d’accordo: dovrà aspettare i 21 anni per realizzare il suo sogno. Nel frattempo, si consola gareggiando in bicicletta nella società ciclistica del paese e con discreti risultati: si piazza tra i primi dieci.

Compiuti i 21 anni, torna al suo sogno e alle moto. Gareggia contro piloti su Ducati, Morini, Benelli…

Arriva tra i primi dieci in ben due categorie: ottavo nella 125 e ottavo nella 250.

 

1958 e anni ‘60: Erminio viene chiamato per il servizio militare. Dopodiché, si troverà difronte ad un bivio: tentare l’incerta  carriera da pilota o riprendere e perseguire la strada già spianata di fare l’ambulante?

La decisione è presto presa. L’esperienza con un’infanzia ricca di incertezze lo ha formato: il capriccio con le moto se l’è levato, adesso guarda al futuro e ad una famiglia. Perché una sera del 1960, accompagna l’amico Corrado a fare il lievito per il pane del giorno dopo nel forno dello zio di Corrado, Marcello Bresaola ‘el Fornar’/pistor de Villafranca. Lì, incontra la figlia del Fornaio, l’amore della sua vita: la Gioconda.

 

1964 (18 maggio): Erminio sposa Gioconda Bresaola, e dall’unione nascono i 4 figli:

il 10 febbraio 1965, Nicola, l’8 giugno 1966 Umberto, il 28 dicembre 1970 Daniela e il 5 gennaio 1977 Miriam.

 

Finito il percorso scolastico, i figli ad uno ad uno entrano di ruolo nell’attività di famiglia aiutando i genitori a far crescere e prosperare la Scapin dal 1935 fino ai giorni nostri.

 

Grazie alla straordinaria capacità commerciale, il saper scegliere-comprare-vendere partite intere da migliaia di forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano ed il saper gestire bene il cliente, l’attività di Erminio cresce negli anni, cambiando – al passo con la tecnologia -anche i mezzi di trasporto per la vendita: dalla moto passa all’ape, da quest’ultima alla Balilla, un’Opel familiare, varie tipologie di camion sempre più moderni ed attrezzati, fino ad arrivare ad un vero e proprio ‘negozio su ruote’ lungo 12 metri.

 

Nel 2003 si ritira ufficialmente dall’attività di famiglia, ma aiuta ancora adesso i figli quando può.